Il concetto di ultrasinistra comprende, nel senso più ampio del termine, correnti comuniste rivoluzionarie, sia marxiste che anti-leniniste per alcune di esse, derivanti dallo spartachismo, dal luxemburghismo[1] o dal bordighismo.
Alcune correnti, tra cui i militanti della Sinistra Comunista Italiana, preferiscono usare il termine "sinistra comunista",[2] che caratterizza storicamente le correnti nate dopo la rottura con la Terza Internazionale. Il termine "ultrasinistra" è stato utilizzato dagli anni 1920 in un senso vicino a quello del marxismo consiliarista.[3] Oltre al suo anti-leninismo, l'ultrasinistra si distingue dal resto dell'estrema sinistra per il suo rifiuto dell'elettoralismo, del sindacalismo, delle lotte di liberazione nazionale[4] nonché per differenti approcci all'antifascismo. Non si riconosce in partiti politici o nelle forme di azione individuale. L'ultrasinistra non può essere riconosciuta nelle pratiche di lotta armata di minoranza dei gruppi di guerriglia. Non si riconosce nemmeno nell'anarchismo e critica tutto il marxismo ufficiale e dogmatico basandosi sulla critica formulata da Karl Marx contro le ideologie. Per l'ultrasinistra è lo sciopero generale che dovrebbe permettere al proletariato di impadronirsi dei mezzi di produzione. La corrente consiliare che si riferisce all'esperienza della democrazia diretta dei consigli operai apparve in Germania nel 1918. Per i consiglieri, queste assemblee operaie sono il primo passo di una rivoluzione dell'autogestione.[5]
Tuttavia il termine è soggetto a definizioni contraddittorie, in particolare in Francia.[6]