Architettura italianeggiante

Osborne House, Isola di Wight, costruita tra il 1845 ed il 1851. Essa mostra tre tratti tipici dello stile italianeggiante: una cornice marcapiano preminente, torrette belvedere basate sulla forma dei campanili italiani e finestre arcate.[1]

L'architettura italianeggiante (Italianate style in inglese, a volte tradotto come architettura italianizzante o italianizzata), è uno stile architettonico di stampo classicista sviluppatosi nella prima metà dell'Ottocento in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d'America, ispirato all'architettura italiana, in particolare a quella rinascimentale. Non è da confondere coll'architettura neoclassica né con la neorinascimentale dai quali si distacca per alcuni tratti caratteristici e peculiari.

«Lo sguardo al passato trasforma gli oggetti», scriveva lo storico dell'architettura Sigfried Giedion;[2] «ed ogni spettatore di ciascun periodo storico, inevitabilmente trasforma il passato secondo la propria natura».

Lo stile italianeggiante venne sviluppato in Gran Bretagna attorno al 1802 dall'architetto John Nash con la costruzione di Cronkhill, nello Shropshire. Questa piccola casa di campagna è genericamente accettata come la prima villa di stile italianeggiante in Inghilterra, dalla quale sono poi derivate le architetture del medesimo stile tra il tardo periodo dello stile Regency e il primo dello stile vittoriano.[3] Lo stile italianeggiante venne portato avanti dall'architetto sir Charles Barry sino agli anni trenta dell'Ottocento,[4] da cui la denominazione Barry's Italianate style (o talvolta "Barryesque"),[1] prendendo ispirazione dalle costruzioni rinascimentali italiane e unendovi le strutture semi-rustiche elaborate da Nash.

Benché nato in Gran Bretagna, questo stile si diffuse rapidamente in Europa Settentrionale e nell'Impero britannico. Dagli anni '40 dell'Ottocento sino alla fine del secolo, fu di grande popolarità negli Stati Uniti,[5] dove venne promosso dall'architetto Alexander Jackson Davis.

  1. ^ a b Richard Guy Wilson, Buildings of Virginia: Tidewater and Piedmont, Oxford University Press, 2002, p. 517.
  2. ^ Sigfried Giedion, Space, Time and Architecture, 1941 etc.
  3. ^ John Nash Biography, su bookrags.com, 13 giugno 1928. URL consultato il 18 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2006).
  4. ^ Michael Turner, Osbourne House, English Heritage. Osbourne House, p. 28, ISBN 1-85074-249-9.
  5. ^ The Italianate Style, su oldhouseweb.com. URL consultato il 18 gennaio 2010.

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