Ashanti (popolo)

Ashanti
Il re degli Ashanti Osei Tutu II nel 2019
 
Nomi alternativiAsante
Luogo d'origineAshanti
Periododal XIV secolo
Popolazione3 500 000 (2007)
Linguatwi, inglese
ReligioneAkan, Cristianesimo, Islam
Gruppi correlatiAkan
Distribuzione
Bandiera del Ghana Ghana3 000 000
Bandiera della Costa d'Avorio Costa d'Avorio300 000
Bandiera del Togo Togo80 000
Bandiera della Giamaica Giamaica1 500 000 (discendenti)
Bandiera del Suriname Suriname40 000 (discendenti)

Gli Ashanti o Asante sono una popolazione appartenente al gruppo etnico Akan stanziata principalmente nell’omonima regione del Ghana[1].

Eredi di un antico impero che combatté a lungo contro quello britannico, gli Ashanti vivono in parte in ambienti urbani – parlando inglese e praticando il cristianesimo o l’islam – ed in parte in villaggi rurali, nei quali la lingua utilizzata è il twi e viene osservata una religione tradizionale[1][2].

Organizzata in una società matrilineare che pone al centro la famiglia, la popolazione è fortemente votata alle attività economiche, in particolare commercio ed agricoltura. Le sue influenze culturali hanno raggiunto il mondo occidentale e le sue architetture tradizionali sono state riconosciute patrimonio dell'umanità[3][4][5][6].

  1. ^ a b (EN) Asante, su Enciclopedia Britannica. URL consultato il 4 febbraio 2022.
  2. ^ (EN) Harold E. Raugh, The Victorians at War, 1815–1914: an Encyclopedia of British Military History, ABC-CLIO, 2004, ISBN 9781576079256.
  3. ^ (EN) Peter Herndon, Narrative, in Family Life Among the Ashanti of West Africa, The Family in Art and Material Culture, vol. 2, Yale-New Haven Teachers Institute, 1991. URL consultato il 3 febbraio 2022.
  4. ^ (EN) The Historic and Present Importance of Asante - Its Culture and Economy, su Manhyia Palace Museum. URL consultato il 3 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015).
  5. ^ Stefania Ragusa, Il mondo scopre il kente, in Africa rivista, n. 4, Internationalia, 2021. URL consultato il 3 febbraio 2022.
  6. ^ (EN) Asante Traditional Buildings, su UNESCO. URL consultato il 2 febbraio 2022.

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