Battaglia delle isole Santa Cruz

Battaglia delle isole Santa Cruz
parte Teatro del Pacifico della Seconda guerra mondiale
La portaerei statunitense Hornet affonda dopo essere stata colpita dalle forze nipponiche
Data26-27 ottobre 1942
LuogoIsole Santa Cruz, Isole Salomone
EsitoVittoria tattica giapponese
Vittoria strategica statunitense
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
2 portaerei di squadra
1 nave da battaglia
6 incrociatori
14 cacciatorpediniere
136 aerei
3 portaerei di squadra
1 portaerei leggera
4 navi da battaglia
10 incrociatori
25 cacciatorpediniere
199 aerei
Perdite
1 portaerei e 1 cacciatorpediniere affondati;
1 portaerei e 2 cacciatorpediniere gravemente danneggiati;
81 aerei abbattuti;
266 morti
2 portaerei e 1 incrociatore gravemente danneggiati;
97 aerei abbattuti;
tra 400 e 500 morti
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La battaglia delle isole di Santa Cruz fu combattuta tra il 26 e il 27 ottobre 1942 nelle acque a nord-est dell'arcipelago delle isole Santa Cruz nell'oceano Pacifico meridionale, nell'ambito dei più vasti eventi della campagna di Guadalcanal della seconda guerra mondiale.

Mentre le truppe di terra dell'Impero giapponese stavano attaccando il perimetro difensivo allestito dalle forze statunitensi sull'isola di Guadalcanal, le portaerei della Marina imperiale giapponese si spostarono nei pressi delle isole Salomone meridionali, in una posizione da cui speravano di poter ingaggiare e sconfiggere definitivamente le forze navali statunitensi, ed in particolar modo le loro portaerei, che contrastavano l'offensiva terrestre in corso a Guadalcanal. Le portaerei della United States Navy, a loro volta, uscirono in mare nella speranza di incontrare le forze giapponesi e infliggere loro un duro colpo.

Le due flotte si confrontarono nella mattina del 26 ottobre; lo scontro fu sostenuto esclusivamente dagli aerei imbarcati sulle portaerei con varie ondate di attacchi lanciati in simultanea dai due contendenti, senza che le due flotte arrivassero mai a una distanza tale da potersi ingaggiare a vicenda con il fuoco dei cannoni. La forza statunitense agli ordini dell'ammiraglio Thomas Kinkaid, composta principalmente dalle portaerei USS Enterprise ed USS Hornet, colpì duramente la squadra navale dell'ammiraglio Nobutake Kondō, danneggiando gravemente le portaerei Shokaku e Zuiho e l'incrociatore Chikuma; contemporaneamente, però, anche i velivoli giapponesi inflissero pesanti danni alla squadra statunitense, affondando la portaerei Hornet e danneggiando gravemente la Enterprise, rimasta così l'unica portaerei statunitense operativa nel Pacifico in quel momento. Le restanti forze di Kinkaid si ritirarono con il favore del buio, mentre le perdite subite impedirono a Kondō di inseguirle con decisione.

Anche se il Giappone ottenne una apparente vittoria tattica (in termini di navi affondate e danneggiate), la perdita di molti equipaggi di aerei, veterani e spesso insostituibili, costituì nel lungo termine un vantaggio strategico per gli Alleati, le cui perdite furono relativamente basse. Dopo questo pur vittorioso scontro, le portaerei giapponesi non riuscirono più a giocare un ruolo significativo nella campagna.


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