Campagna di Gallipoli

Campagna di Gallipoli
parte del teatro di guerra del Medio Oriente
della prima guerra mondiale
Dall'alto a sinistra in senso orario: artiglieria britannica in azione a capo Helles; squadra di mitragliatrici turche in posizione; tiratori britannici utilizzano un periscopio per individuare il nemico; la Majestic lascia il porto di Moudros diretta verso i Dardanelli; soldato francese trasporta un connazionale ferito
Data25 aprile 1915 - 9 gennaio 1916
LuogoPenisola di Gallipoli e stretto dei Dardanelli
EsitoVittoria ottomana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
5 divisioni (iniziali)
15 divisioni (finali)
Totale
489 000 britannici
79 000 francesi[1]
~2 000 lavoratori civili[2]
6 divisioni (iniziali)
16 divisioni (finali)
Totale
315 500[1]
Perdite
252 000 tra morti, feriti e dispersi[1][3]218 000 - 251 000 tra morti, feriti e dispersi[1]
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La campagna di Gallipoli[4], conosciuta anche come battaglia di Gallipoli, campagna dei Dardanelli o battaglia di Çanakkale (dal turco: Çanakkale Savaşı), fu una campagna militare intrapresa nella penisola di Gallipoli dagli Alleati nel corso della prima guerra mondiale per facilitare alla Royal Navy e alla Marine nationale la forzatura dello stretto dei Dardanelli al fine di occupare Costantinopoli, costringere l'Impero ottomano a uscire dal conflitto e ristabilire le comunicazioni con l'Impero russo attraverso il Mar Nero.

La campagna, pianificata da Francia e Regno Unito, doveva inizialmente articolarsi su una serie di attacchi navali che, condotti dal 19 febbraio al 18 marzo 1915, non ottennero i risultati previsti; il 25 aprile 1915 tre divisioni alleate furono sbarcate sulla penisola di Gallipoli, mentre altre due furono utilizzate in azioni diversive, in quella che si può considerare la prima operazione anfibia contemporanea su vasta scala e dalla quale scaturirono studi teorici che influenzarono profondamente successive operazioni analoghe. L'azione fu studiata in modo da eliminare le fortificazioni avversarie e rilanciare l'assalto navale, ma lo svolgimento delle operazioni non andò come previsto dai comandi alleati: l'improvvisata organizzazione della catena di comando, la confusione durante gli sbarchi, le carenze logistiche e l'inaspettata resistenza dei reparti ottomani coadiuvati da elementi tedeschi impedirono di ottenere un'importante vittoria strategica, trasformando la campagna in una sanguinosa serie di sterili battaglie a ridosso delle spiagge.

L'evacuazione finale delle teste di ponte tra il novembre 1915 e il gennaio 1916 (svoltasi peraltro assai più ordinatamente dello sbarco) suggellò uno dei più disastrosi insuccessi della Triplice intesa durante l'intera guerra; il fallimento costò al corpo di spedizione circa 250 000 morti e feriti e fu aggravato dalla perdita di diverse unità navali di grosso tonnellaggio, nonostante gli Alleati avessero goduto di un'assoluta superiorità numerica e tecnica a confronto con le esigue forze navali ottomane.

La vittoria di Çanakkale e la tenace resistenza dell'impero ottomano, guidato dall'allora 34enne tenente colonnello Mustafa Kemal Atatürk, è considerata come uno degli eventi che hanno dato luogo alla nascita della Turchia moderna.

  1. ^ a b c d Erickson, pp. 94-95.
  2. ^ Lavoratori coatti appartenenti all'Egyptian Labour Corps e al Maltese Labour Corps, vedi: Aspinall-Oglander, p. 395.
  3. ^ Secondo Martin Gilbert i caduti sono raggruppabili in 28 000 britannici, 7 595 australiani, 3 689 neozelandesi e 10 000 francesi, mentre i morti turchi furono circa 66 000, vedi: Gilbert, p. 279.
  4. ^ Dal nome occidentalizzato della città turca di Gelibolu.

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