Campo di concentramento di Dachau

Campo di concentramento di Dachau
KZ Dachau
Truppe statunitensi davanti all'ingresso principale del lager di Dachau subito dopo la liberazione, nel 1945
StatoBandiera della Germania Germania
Stato attualeBandiera della Germania Germania
LandBaviera
CittàDachau
Coordinate48°16′11.64″N 11°28′05.88″E
Mappa di localizzazione: Germania
Campo di concentramento di Dachau
Informazioni generali
Tipocampo di concentramento
Primo proprietarioKöniglichen Pulver - und Munitionsfabrik Dachau
Condizione attualerestaurato
Proprietario attualeFondazione dei Memoriali Bavaresi[1]
Visitabilesi
Sito webwww.kz-gedenkstaette-dachau.de/
Informazioni militari
UtilizzatoreBandiera della Germania Germania
Comandanti storici
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Ripresa aerea del campo di Dachau (la parte in basso dell'immagine corrisponde al nord geografico). Nel campo furono realizzati degli esperimenti sui detenuti per testare le cure mediche e i sistemi di rianimazione, come ad esempio le ricerche sul congelamento del corpo umano in acqua. Si usarono come cavie gli internati e dopo un certo periodo si decise di spostare questa attività nel campo di Auschwitz perché nelle procedure, come nelle prove di congelamento, le persone urlavano. Si decise quindi che Auschwitz sarebbe stato più idoneo per questo scopo. Sulla sinistra è visibile il campo di concentramento vero e proprio, con le baracche per i prigionieri e, separati dal cortile per l'appello, i locali di servizio, con i depositi di materiale per gli internati, gli uffici interni e il bunker. A destra, nell'immagine, il comando, le zone delle caserme delle SS, i depositi automezzi. Al centro, nell'area alberata tra le baracche delle SS, le strutture dei crematori.[2]
Plastico del campo, come è oggi visibile nel museo. A destra è riconoscibile il rettangolo fortificato, con le torri di guardia, contenente le baracche per i prigionieri.

Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista[3], aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler [4]. Il campo servì da modello per tutti gli altri campi di concentramento, di lavoro forzato e sterminio costruiti successivamente nell'universo concentrazionario nazista[5] e fu la scuola d'omicidio delle SS che esportarono negli altri lager Lo spirito di Dachau, il terrore senza pietà[6]. Nel campo transitarono circa 200 000 persone e, secondo i dati del Museo di Dachau, 41 500[7] vi persero la vita. I deportati in arrivo dovevano percorrere una larga strada curata, la Lagerstrasse[8], al termine della quale era situato il cosiddetto Jourhaus, la "porta dell'inferno", il simmetrico edificio del comando di campo con una posticcia torretta di guardia sul tetto. Lo Jourhaus è attraversato nel mezzo da un grande arco d'ingresso al campo, completamente chiuso, a sua volta, da un esteso cancello in ferro battuto a due ante; al centro di esso un altro cancello più piccolo che reca la scritta: Arbeit macht frei[9]. Con gli anni questo cinico slogan di Dachau, che significa "Il lavoro rende liberi", venne poi utilizzato in numerosi altri nuovi campi che via via si andavano costruendo, diventando il simbolo stesso della menzogna nazista sui lager, il lavoro in quei luoghi infatti fu usato come strumento di morte primario per il genocidio scientifico degli "indesiderabili", ritenuto vantaggioso per l'economia del Reich[10].

  1. ^ Contatti, su kz-gedenkstaette-dachau.de.
  2. ^ Orientamento topografico, su KZ Gedenkstätte Dachau. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  3. ^ Dachau, su collections.yadvashem.org. URL consultato il 7 novembre 2023.
  4. ^ Dachau, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 7 novembre 2023.
  5. ^ S.Loddo, p.16:

    «Esso fu il modello di riferimento per l'intera costellazione concentrazionaria. Eicke impose le linee guida di Dachau negli altri lager [...]» come «capo dell'Istanza centrale di controllo e gestione del sistema concentrazionario.»

  6. ^ Recensione del libro "Dachau and the SS: A Schooling in Violence" di Christopher Dillon fatta da Edward B. Westermann, su muse.jhu.edu. URL consultato il 7 novembre 2023.
  7. ^ KZ-Gedenkstätte Dachau, su kz-gedenkstaette-dachau.de. URL consultato il 7 novembre 2023.
  8. ^ Dachau, pag. 454 (PDF), su polejeanmoulin.com. URL consultato il 7 novembre 2023.
  9. ^ Arbeit macht frei: la falsa etica di una vera impostura, su lavorodirittieuropa.it. URL consultato il 7 novembre 2023.
  10. ^ Arbeit macht frei, su 70.auschwitz.org. URL consultato il 7 novembre 2023.

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