Conte palatino

Conte palatino (latino: comes palatii) era il titolo associato ad una delle più illustri cariche dell'Alto Medioevo nei regni dei Franchi o da essi derivati; esso perse gradatamente d'importanza nei secoli fino a divenire, soprattutto nel XV secolo, una merce di scambio utilizzata dagli imperatori nei confronti dei propri vassalli per far cassa.[1]

Il nome di Conte Palatino sembra originario dal titolo di "Conte del Palazzo", ovvero del "Sacro Palazzo", dei sovrani franchi, dove questo titolo rimase in uso sino al VI secolo. Successivamente il titolo passò in Italia a seguito della conquista effettuata da Carlo Magno nel 773-774.[2]

Nel Regno d'Italia il conte palatino risiedeva nel palazzo Reale di Pavia, sovrintendeva ai placiti (quando il re era assente), amministrava l'alta giustizia in tutto il regno, creava notai, giudici e "avvocati". La mansione del Conte Palatino era di giudicare tutte le cause giunte in appello al tribunale del sovrano, e portare poi a conoscenza del Re soltanto quei giudizi che riteneva importanti.[3]

Il Conte Palatino, in epoca più antica, era uno solo, ma sotto Ludovico il Pio se ne ricordano due contemporanei (Gebuinus et Ruodbertus). Successivamente la divisione tra i popoli e la moltiplicazione dei regni costrinsero alla creazione di più personalità con detta carica.[4]

Forse il primo Conte di Palazzo in Italia è a Pistoia, nell'812, tale Echergum Comintem Palatii; nell'814 è invece attestato a Spoleto un "Hebroardo".[5]

  1. ^ Ludovico Antonio Muratori, "Dissertazione VII - De' Conti del Sacro Palazzo" in "Dissertazioni sopra le antichità italiane", Volume 1, p. 98., su books.google.com. URL consultato il 1º ottobre 2009.
  2. ^ Muratori, p. 98.
  3. ^ Muratori, p. 99.
  4. ^ Muratori, p. 100.
  5. ^ Muratori, p. 101.

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