Crociata albigese

Crociata albigese
parte delle Crociate
Crociati massacrano gli albigesi in una miniatura del XIV secolo nelle Chroniques de Saint-Denis; Londra, British Library.
Data1209–1229
LuogoLinguadoca, Francia.
EsitoVittoria crociata.
Schieramenti
Comandanti
Perdite
Da un minimo di 200 000[N 1] a un massimo di 1 000 000[1] di catari uccisi.
Considerato da molti storici, così come da coniatore del termine stesso Raphael Lemkin, un atto di genocidio.[2][3]
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La crociata albigese o crociata catara (in francese: Croisade des albigeois, occitano: Crosada dels albigeses) fu una campagna militare lunga 20 anni che ebbe luogo tra il 1209 e il 1229, bandita da papa Innocenzo III con lo scopo di estirpare il catarismo dai territori della Linguadoca nel sud della Francia, dove i signori di Provenza e il conte di Tolosa (e anche alcuni ecclesiastici come i vescovi di Tolosa e Carcassonne e l'arcivescovo di Narbona), verso la fine del XII secolo, permisero che i catari predicassero nei villaggi e ricevessero lasciti anche cospicui, accettando che catari fossero messi anche a capo dei conventi. La crociata fu perseguita principalmente dalla corona francese assumendo un connotato politico.

I catari ebbero origine da un movimento di riforma antimaterialista all'interno delle chiese bogomiliste dei Balcani che auspicava un ritorno al messaggio cristiano originale di perfezione, povertà e predicazione, combinato con un rifiuto dei beni materiali. Questo ideale fu una reazione agli stili di vita di gran parte del clero, spesso percepiti come scandalosi e dissoluti. La teologia catara era fondamentalmente dualista: pertanto, la loro visione del mondo era in radicale contrasto con la dottrina cristiana dell'Incarnazione di Cristo e dei sacramenti. Ciò portò all'accusa di gnosticismo e alla condanna da parte delle gerarchie cattoliche. I Catari erano noti anche come "Albigesi" poiché molti adepti vivevano nella regione di Albi.

Tra il 1022 e il 1163, i catari furono condannati da otto concili ecclesiastici locali, l'ultimo dei quali, tenutosi a Tours, dichiarò che dovevano essere tutti messi in prigione e confiscati i loro beni. Il concilio Lateranense III del 1179 ripeté tale la condanna. Inizialmente, i tentativi diplomatici promossi da Innocenzo III per eliminare il movimento ebbero uno scarso successo. Nel 1208, poiché il legato pontificio Pierre de Castelnau fu ucciso e di questo fatto il conte di Tolosa Raimondo VI era ritenuto il principale responsabile, il papa indisse la crociata.

Dal 1209 al 1215, i crociati raccolsero numerosi successi, conquistando terre catare ma commettendo anche azioni estremamente violente, spesso rivolte contro i civili. Dal 1215 al 1225, una serie di rivolte fecero riconquistare ai Catari molte delle terre inizialmente perdute; tuttavia, un successivo rinnovamento della crociata portò alla definitiva sconfitta del movimento. La crociata contro gli Albigesi ebbe un ruolo nella creazione e nell'istituzionalizzazione sia dell'Ordine domenicano sia dell'Inquisizione medievale. I primi predicavano gli insegnamenti della Chiesa nelle città e nei villaggi, l'Inquisizione indagava sulle presunte eresie. Grazie a queste azioni, entro la metà del XIV secolo ogni traccia catara era stata cancellata. La crociata contro gli Albigesi è considerata da alcuni storici come un genocidio.[2][3] Conseguenza ultima della crociata fu anche l'inizio del lungo declino della cultura e della lingua occitana in tutto il sud della Francia.


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  1. ^ Robertson, 1902, p. 254.
  2. ^ a b Lemkin, 2012, p. 71.
  3. ^ a b Pegg, 2008, p. 195.

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