Gaio Giulio Cesare

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Gaio Giulio Cesare
Console e dittatore della Repubblica romana
Il Cesare Chiaramonti, esposto ai Musei Vaticani
Nome originaleGaius Iulius Caesar
TitoliPater Patriae, Imperator, Dictator Perpetuo, Divus Iulius (dopo la morte)
Nascita13 luglio 101 a.C.[1] o 12 luglio 100 a.C.[2]
Roma
Morte15 marzo 44 a.C.
Roma
SepolturaTempio del Divo Giulio
ConiugeCossuzia (86-84 a.C.)?[N 1]
Cornelia (83-68 a.C.)
Pompea Silla (68-62 a.C.)
Calpurnia (59-44 a.C.)
FigliGiulia (da Cornelia);
Cesarione (da Cleopatra);
Ottaviano (pronipote adottato)
GensIulia
PadreGaio Giulio Cesare
MadreAurelia Cotta
Questura69 a.C.
Edilità65 a.C.
Pretura62 a.C.
Propretura61 a.C. - 60 a.C. nella Spagna ulteriore
Consolato59 a.C.
48 a.C.
46 a.C.
45 a.C.
44 a.C.
Proconsolato58 a.C. - 50 a.C. nelle Gallie
Dittatura49 a.C. - 44 a.C.
Pontificato max63 a.C. - 44 a.C.

Gaio Giulio Cesare (in latino Gaius Iulius Caesar, Pronuncia restaurata o classica; AFI: [ˈɡäːjʊs ˈjuː.li.ʊs ˈkɐ̯ɛ̯.sä:r];[N 2][3] nelle epigrafi C·IVLIVS·C·F·CAESAR e DIVVS IVLIVS;[4] in greco antico: Γάϊος Ἰούλιος Καῖσαρ?, Gáïos Iúlios Kaîsar; Roma, 13 luglio 101 a.C.[1] o 12 luglio 100 a.C.[2]Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.[5]

Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dittatore (dictator) di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano.[6] Con la conquista della Gallia estese il dominio della res publica romana fino all'oceano Atlantico e al Reno; portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa.

Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. In base all'accordo, Cesare sarebbe stato eletto console con l'appoggio politico di Pompeo e finanziario di Crasso; in cambio, una volta console, avrebbe ratificato i provvedimenti presi in Oriente da Pompeo, avrebbe concesso le terre ai suoi veterani, e avrebbe avviato delle riforme a favore del ceto equestre per Crasso. Con il rinnovo del triumvirato, a Lucca nel 56 a.C., fu riconfermato proconsole in Gallia Cisalpina (e Illirycum settentrionale), Gallia Narbonense e Gallia Comata. Dopo la morte di Crasso, caduto contro i Parti (Carre, 53 a.C.), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli optimates per il controllo dello Stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il Rubicone (sulla cui linea, nell'81 a.C., Lucio Cornelio Silla aveva spostato il confine del pomerio della città) pronunciando le celebri parole «Alea iacta est», e scatenò la guerra civile, con la quale divenne capo indiscusso di Roma: sconfisse Pompeo a Farsalo (48 a.C.) e successivamente gli altri optimates, tra cui Catone l'Uticense, in Africa e in Spagna.

Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e della politica romana, assicurandosi potere assoluto sulla Repubblica. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui, uccidendolo alle idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44). Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Ottaviano Augusto, suo pronipote e figlio adottivo.[7]

Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono da lui stesso dettagliatamente raccontate in terza persona nei Commentarii de bello Gallico e nei Commentarii de bello civili. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di Appiano di Alessandria, Svetonio, Plutarco, Cassio Dione e Strabone. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico Cicerone, nelle poesie di Catullo e negli scritti storici di Sallustio.

  1. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore n_101
  2. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore n_100
  3. ^ Césare, Gaio Giulio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  4. ^ Dal 42 a.C., anno in cui il dictator defunto fu divinizzato come Divus Iulius.
  5. ^ Brizzi 1997, pp. 416-417; Carcopino 1981, pp. 601-609; Napoleone III, Histoire de Jules César, Paris, 1865-1866, vol. I, p. V.
  6. ^ SvetonioVite dei dodici Cesari, Cesare.
  7. ^ Nardi 2009, pp. 59-60; Southern 2001, pp. 22-44

    «L'uomo che compì questa grandiosa costruzione politico-costituzionale, era [Ottaviano Augusto] il figlio (adottivo) di Cesare; si muoveva nel segno e nel solco di Cesare, ma con fredda tenacia, che Cesare non aveva.»

    «Però sussistono elementi cesariani che si continuano in Ottaviano Augusto […] Per non parlare del fatto, non certo trascurabile, che si era proclamato divi filius […], Ottaviano rivestiva la tribunicia potestas, i cui elementi erano già, uno per uno, presenti nei poteri di Cesare, e assumeva, a suo tempo e in modo regolare, quel pontificato massimo che era stato uno dei punti di forza di Cesare.»


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