Giacobbe alle prese con l’angelo è un episodio biblico descritto in Genesi 32:23-32[1] e in Osea 12:4-5[2], e ampiamente rappresentato nell’arte.
Secondo la narrazione biblica, l’angelo toccò la coscia di Giacobbe, che, incapace di sconfiggerlo, chiese la sua benedizione. Appreso il suo nome, l’angelo lo ribattezzò Israele, che significa “colui che lotta con Dio”. In onore di tale fatto, Giacobbe rinominò il luogo del combattimento come Penuel (in ebraico: פְּנוּאֵל, lett. “il Volto di Dio”).[3]
Alla luce di Osea 12:4-5[4], i cattolici ritengono che la lotta abbia avuto luogo tra Giacobbe e un angelo.
Il testo biblico presenta diversi giochi di parole (Penuel, Israele) e lo stesso nome di Giacobbe (in ebraico: Yaʿaqob) la cui etimologia è identificata da Nahmanide con "colui che cammina storto". Essa potrebbe anche riflettere il nome del fiume biblico Jabbok ( יַבֹּק). Il testo ebraico afferma che Giacobbe lotta con un "uomo" (אִישׁ, Septuaginta: ἄνθρωπος, Vulgata vir)[5], ma in seguito questo "uomo" viene identificato da Giacobbe con Dio (Elohim)[6]. Osea 12:4 fa inoltre riferimento a un "angelo" (malak). Successivamente, il Targum di Onkelos chiosò "perché ho visto faccia a faccia l'Angelo del Signore", mentre il Targum di Palestina commentò al plurale: "perché ho visto faccia a faccia gli angeli del Signore".