Guerra dei sei giorni

Guerra dei sei giorni
parte dei conflitti arabo-israeliani
In bianco/giallo Israele prima della guerra dei sei giorni, in arancione chiaro i territori acquisiti dopo la guerra dei sei giorni. In rosso il territorio occupato dall'Egitto dopo la guerra del Kippur, in grigio il territorio occupato da Israele dopo la guerra del Kippur
Data5-10 giugno 1967
LuogoSinai, Cisgiordania, alture del Golan
Casus belliChiusura da parte egiziana degli stretti di Tiran
EsitoVedi la sezione conseguenze
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
264.000 (includendo 214.000 truppe combattenti della riserva);
197 aerei
Bandiera della Rep. Araba Unita 150.000;
75.000;
Bandiera della Giordania 55.000;
(tot. 280.000)
812 aerei
Perdite
679 morti;
2.563 feriti;
15 prigionieri
(dati ufficiali)
21.000 morti;
45.000 feriti;
6.000 prigionieri
(stime)
Alle vittime dei due schieramenti vanno ancora aggiunti 34 marinai statunitensi morti durante un attacco israeliano a una nave militare statunitense
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La guerra dei sei giorni (ebraico: מלחמת ששת הימים, Milhemet Sheshet Ha Yamim; arabo: النكسة, al-Naksa, «la sconfitta», o حرب 1967, Ḥarb 1967, guerra del 1967; 5-10 giugno 1967) fu un conflitto facente parte dei conflitti arabo-israeliani che vide contrapposti Israele e le nazioni confinanti Egitto, Siria e Giordania. Anche per via dell'effetto sorpresa, la guerra si tramutò in una netta vittoria israeliana nonostante la superiorità numerica degli arabi.

Al termine del conflitto Israele aveva conquistato la penisola del Sinai e la striscia di Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria. L'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati ed il relativo problema dei rifugiati influenzano pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica del Medio Oriente.[3]


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