Naturalismo (letteratura)

Il naturalismo è una corrente letteraria che nasce in Francia nella seconda metà dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati nelle scienze naturali.

Esso riflette in letteratura l'influenza della generale diffusione del pensiero scientifico, che basa la conoscenza sull'osservazione, sulla sperimentazione e sulla verifica.
Lo scrittore cerca di esprimere la realtà nel modo più oggettivo ed impersonale possibile, lasciando alle cose e ai fatti stessi narrati, la descrizione del compito di denunciare lo stato della situazione sociale, evidenziando il degrado e le ingiustizie della società. Gli scrittori naturalisti abbandonano la scelta narrativa del narratore onnisciente, che sa tutto dei personaggi e che racconta la storia in terza persona, comune nel romanzo realista, sostituendola con una voce narrante che assiste ai fenomeni descritti, così come accadono.

A Taine, filosofo, storico e critico letterario francese, risale la classificazione dei tre fattori che lo scrittore naturalista deve considerare raccontando una vicenda e rappresentando i suoi personaggi: l'ereditarietà, l'ambiente sociale e l'epoca storica (determinismo). I principali due scrittori del naturalismo sono Émile Zola che rappresenta nelle sue opere il proletariato industriale e Guy de Maupassant che scrive novelle i cui protagonisti sono contadini, modesti impiegati, donne di piacere e militari.

Il naturalismo si opponeva all'ideologia spiritualistica del periodo romantico per basarsi sulle premesse deterministiche che stavano alla base e l'attenzione dei naturalisti veniva posta su quell'aspetto meccanicistico della società che sovrastava l'uomo degradandolo e causandogli ogni male.

Il critico e storico positivista Hippolyte Taine è considerato il primo teorico del naturalismo sia per l'uso del termine stesso, che venne da lui usato in un saggio dedicato a Honoré de Balzac e pubblicato sul "Journal des débats" nell'anno 1858, sia per aver affermato il concetto che anche in letteratura sia possibile trattare la realtà e pertanto la psicologia umana con la medesima rigorosità utilizzata dal metodo scientifico[1].

L'uomo, sosteneva Taine, è il risultato di tre elementi, "race, milieu, moment", che corrispondono al fattore ereditario, all'ambiente sociale, al momento storico che "lo determinano nei suoi tratti psicologici e ne generano il comportamento, sicché anche la virtù e il vizio non sono che corpi compositi, scindibili, come lo zucchero e il vetriolo, negli elementi semplici che li costituiscono"[2].

Oltre al pensiero di Taine tra i fondamenti teorici del Naturalismo vanno ricordati il darwinismo sociale, basato sull'evoluzionismo e la selezione naturale, nonché le idee del sociologo e filosofo Émile Durkheim per il quale la "coscienza collettiva" determina le azioni dei singoli. Di conseguenza, per Durkheim, l'individuo è generato dalla società.

  1. ^ rielaborazione da: Verga e il verismo. Sperimentalismo 'formale' e critica del progresso, a cura di Guido Baldi, Paravia, Torino, 1980, pag. 22; L'Universale, Letteratura, vol. I, pag. 703; Storia della letteratura italiana, Laterza, Roma-Bari, a cura di Carlo Salinari e C. Ricci, vol. 3°, 1989, pag. 1090
  2. ^ Giuseppe Petronio, Compendio di storia della letteratura italiana, Palumbo, Firenze, 1968, pag. 402

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