Nettuno (astronomia)

Nettuno
Nettuno visto dalla sonda Voyager 2, a circa 7 milioni di km dal pianeta
Stella madreSole
Scoperta23 settembre 1846[1]
ScopritoriUrbain Le Verrier
John Couch Adams
Johann Galle
ClassificazioneGigante gassoso
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore4 498 252 900 km
30,068963 au
Perielio4 459 631 496 km
29,81079527 au[2]
Afelio4 536 874 325 km
30,32713169 au[2]
Circonf. orbitale28 263 000 000 km
188,93 au
Periodo orbitale60 223,3528 giorni
(164,88 anni)[3]
Periodo sinodico367,49 giorni[4]
Velocità orbitale
Inclinazione orbitale1,76917°
Inclinazione rispetto
all'equat. del Sole
6,43°
Eccentricità0,00858587
Longitudine del
nodo ascendente
131,72169°
Argom. del perielio273,24966°
Satelliti16
Anelli10
Dati fisici
Diametro equat.49528 km[5][6]
Diametro polare48682 km[5][6]
Schiacciamento0,0171
Superficie7,619×1015 [3][6]
Volume6,254×1022 [4][6]
Massa
1,0243×1026 kg[4]
17,1 M
Densità media1,638×103 kg/m³[4]
Acceleraz. di gravità in superficie11,15 m/s²
(1,14 g)[4][6]
Velocità di fuga23,5 km/s[4][6]
Periodo di rotazione16,11 ore
(16 h 6 min 36 s)[4]
Velocità di rotazione
(all'equatore)
2680 m/s
Inclinazione assiale28,32°[4]
Temperatura
superficiale
  • 50 K (−223,2 °C) (min)
  • 53 K (−220,2 °C) (media)
Albedo0,41[4]
Dati osservativi
Magnitudine app.
Magnitudine app.7,67 e 8
Magnitudine ass.−6,93
Diametro
apparente

Nettuno è l'ottavo e più lontano pianeta del Sistema solare partendo dal Sole. Si tratta del quarto pianeta più grande, considerando il suo diametro, e il terzo se si considera la sua massa. Nettuno ha 17 volte la massa della Terra ed è leggermente più massiccio del suo quasi-gemello Urano, la cui massa è uguale a 15 masse terrestri, ma è meno denso rispetto a Nettuno.[8] Il nome del pianeta è dedicato al dio romano del mare (Nettuno); il suo simbolo è ♆ (Simbolo astronomico di Nettuno), una versione stilizzata del tridente di Nettuno.

Scoperto la sera del 23 settembre 1846 da Johann Gottfried Galle, con il telescopio dell'Osservatorio astronomico di Berlino, e da Heinrich Louis d'Arrest, uno studente di astronomia che lo assisteva,[1] Nettuno fu il primo pianeta ad essere stato trovato tramite calcoli matematici più che attraverso regolari osservazioni (fu scoperto nella costellazione del Capricorno, vicino Deneb Algedi): cambiamenti insoliti nell'orbita di Urano indussero gli astronomi a credere che vi fosse, all'esterno, un pianeta sconosciuto che ne perturbava l'orbita. Il pianeta fu scoperto entro appena un grado dal punto previsto. La luna Tritone fu individuata poco dopo, ma nessuno degli altri tredici satelliti naturali di Nettuno fu scoperto prima del XX secolo. Il pianeta è stato visitato da una sola sonda spaziale, la Voyager 2, che transitò vicino ad esso il 25 agosto 1989.

Nettuno ha una composizione simile a quella di Urano ed entrambi hanno composizioni differenti da quelle dei più grandi pianeti gassosi Giove e Saturno. Per questo sono talvolta classificati in una categoria separata, i cosiddetti "giganti ghiacciati". L'atmosfera di Nettuno, sebbene simile a quelle sia di Giove che di Saturno essendo composta principalmente da idrogeno ed elio, possiede anche maggiori proporzioni di "ghiacci", come acqua, ammoniaca e metano, assieme a tracce di idrocarburi e forse azoto.[9] In contrasto, l'interno del pianeta è composto essenzialmente da ghiacci e rocce come il suo simile Urano.[10] Le tracce di metano presenti negli strati più esterni dell'atmosfera contribuiscono a conferire al pianeta Nettuno il suo colore verde acqua, come Urano.[11]

Nettuno possiede i venti più forti di ogni altro pianeta nel Sistema Solare. Sono state misurate raffiche a velocità superiori ai 2100 km/h.[12] All'epoca del sorvolo da parte della Voyager 2, nel 1989, l'emisfero sud del pianeta possedeva una Grande Macchia Scura analoga alla Grande Macchia Rossa di Giove; la temperatura delle nubi più alte di Nettuno era di circa −218 °C, una delle più fredde del Sistema solare, a causa della grande distanza dal Sole. La temperatura al centro del pianeta è di circa 7000 °C, comparabile con la temperatura superficiale del Sole e simile a quella del nucleo di molti altri pianeti conosciuti. Il pianeta possiede inoltre un debole sistema di anelli, scoperto negli anni sessanta ma confermato solo dalla Voyager 2.[13]

  1. ^ a b Calvin J. Hamilton, Neptune, su solarviews.com, Views of the Solar System, 4 agosto 2001. URL consultato il 2 maggio 2011.
  2. ^ a b Donald K. Yeomans, HORIZONS System, su ssd.jpl.nasa.gov, NASA JPL, 13 luglio 2006. URL consultato l'8 agosto 2007.
  3. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore fact2
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n David R. Williams, Neptune Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA, 1º settembre 2004. URL consultato il 14 agosto 2007.
  5. ^ a b Seidelmann P. Kenneth e B. A. Archinal; M. F A'hearn. et al, Report of the IAU/IAGWorking Group on cartographic coordinates and rotational elements, in Celestial Mechanics and Dynamical Astronomy, vol. 90, Springer Netherlands, 2007, pp. 155–180, DOI:10.1007/s10569-007-9072-y, ISSN 0923-2958 (Print). URL consultato il 7 marzo 2008.
  6. ^ a b c d e f Riferito al livello di pressione atmosferica pari a bar.
  7. ^ a b c d e Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ephemeris
  8. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore mass
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore atmo
  10. ^ M. Podolak, A. Weizman e M. Marley, Comparative models of Uranus and Neptune, in Planetary and Space Science, vol. 43, n. 12, 1995, pp. 1517–1522, DOI:10.1016/0032-0633(95)00061-5.
  11. ^ Kirk Munsell, Harman Smith e Samantha Harvey, Neptune overview, su Solar System Exploration, NASA, 13 novembre 2007. URL consultato il 20 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2008).
  12. ^ V. E. Suomi, S. S. Limaye e D. R. Johnson, High Winds of Neptune: A possible mechanism, in Science, vol. 251, n. 4996, AAAS (USA), 1991, pp. 929–932, DOI:10.1126/science.251.4996.929, PMID 17847386.
  13. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ring1

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