Popoli del Mare

Iscrizione di Medinet Habu, che raffigura Ramesse III (1186-1155 a.C.) vittorioso sui Popoli del Mare

I Popoli del Mare furono una confederazione di predoni del mare provenienti probabilmente dall'Europa meridionale, specialmente dall'Egeo[1], che, navigando verso il Mar Mediterraneo orientale sul finire dell'Età del Bronzo, invasero l'Anatolia (determinando il crollo dell'Impero ittita), la Siria, la Palestina, Cipro e il Nuovo Regno egizio.[2]

Nonostante origine e storia rimangano in gran parte avvolte nel mistero, i "Popoli del Mare" sono documentati dalle fonti scritte in lingua egizia durante la tarda XIX dinastia e in particolare durante l'ottavo anno di regno di Ramses III, della XX dinastia, quando tentarono di penetrare nel territorio egizio[3]. Nella Grande iscrizione di Karnak[4] il faraone egizio Merenptah (1213-1203 a.C.) parla di "nazioni (o popoli[5]) stranieri del mare" (in egizio traslitterato nꜣ ḫꜣs.wt n pꜣ ym)[6][7].

  1. ^ (EN) Syria: Early history, su Encylopedia Britannica. URL consultato l'8 settembre 2012.
  2. ^ (EN) Sea Peoples, su Encylopedia Britannica. URL consultato l'8 settembre 2012.
  3. ^ Una comoda tabella riguardante i Popoli del Mare, riportante il testo geroglifico, la traslitterazione e la traduzione in inglese, è riportata nella dissertazione di Woudhuizen (2006), che la sviluppò a partire dai lavori di Kitchen ivi citati.
  4. ^ Riga 52. L'iscrizione è mostrata in: Manassa, p. 55, tavola 12.
  5. ^ Come osservato da Gardiner, vol. 1, p. 196, altri testi presentano
    N25
    X1 Z4
    ḫ3sty.w "genti straniere"; entrambi i termini possono ugualmente riferirsi al concetto di "stranieri". Zangger (si veda il collegamento esterno sotto indicato) esprime un punto di vista condiviso quando afferma che Sea Peoples (Popoli del Mare) non traduce questo termine e altre espressioni, ma è un'innovazione accademica. La dissertazione di Woudhuizen e l'articolo di Morris identificano in Gaston Maspero colui che per primo utilizzò nel 1881 il termine peuples de la mer.
  6. ^ Gardiner, vol. 1, p. 196.
  7. ^ Manassa, p. 55.

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