Presidenza di James Buchanan

Presidenza James Buchanan
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Capo del governoJames Buchanan
(Partito Democratico)
Giuramento4 marzo 1857
Governo successivo4 marzo 1861

La presidenza di James Buchanan ebbe inizio il 4 marzo 1857 con l'insediamento e si concluse il 4 marzo 1861. Buchanan, esponente di rilievo del Partito Democratico per la Pennsylvania, divenne il 15º presidente degli Stati Uniti d'America battendo l'ex presidente Millard Fillmore dei Know Nothing e John Charles Frémont del neonato Partito Repubblicano nelle elezioni presidenziali del 1856.

Ottenne la nomination democratica alla Convention del Partito superando sia l'ex presidente Franklin Pierce che il senatore dell'Illinois Stephen A. Douglas.

Durante la precedente presidenza di Franklin Pierce, Buchanan era stato ambasciatore nel Regno Unito ed ebbe quindi la ventura di non essere coinvolto nella polemica attorno alla legge Kansas-Nebraska Act che aveva profondamente diviso il paese e lo stesso Partito Democratico. Prima di entrare in carica fece pressioni sulla Corte Suprema perché, nel caso Dred Scott contro Sandford, legittimasse in modo ampio la schiavitù. Si alleò con il Sud nel tentativo di ottenere l'ammissione del Kansas all'Unione come Stato schiavista con la "Costituzione di Lecompton". Sempre conciliatorio, almeno in apparenza, cercò comunque costantemente di non alienarsi né i secessionisti né gli unionisti ed in tal maniera finì col non piacere mai veramente a nessuno[1].

Venne spesso chiamato "doppia faccia", un nordista con forti simpatie sudiste, combattendo contro Douglas (leader della corrente fautrice del "principio di sovranità popolare" nella questione dello schiavismo) per avere il controllo totale del Partito; mentre aumentava la spaccatura tra gli Stati schiavisti da quelli liberi, il paese fu colpito dalla crisi economica dovuta al panico del 1857, con diffusi fallimenti di imprese ed un elevato tasso di disoccupazione. Nel corso di questi anni si assisté anche al confronto armato prolungato che vide contrapposti i pionieri mormoni nel territorio dello Utah e le forze federali: la guerra dello Utah durò dal maggio del 1857 al luglio del 1858.

Nel suo discorso inaugurale promise di rimanere in carica solo per un quadriennio e, col montare della crisi nazionale sulla questione della schiavitù, nessuno gli chiese di revocare questo proposito, accettato da tutti come un impegno preso[1]. Tuttavia, nonostante la sua radicata esperienza nelle questioni diplomatiche, non fu capace di calmare la crescente crisi tra Nord e Sud che avrebbe tragicamente diviso la nazione verso la fine del suo mandato; la successiva presidenza di Abraham Lincoln dovette infatti misurarsi con la secessione del Sud riunito negli Stati Confederati d'America e la conseguente guerra di secessione americana.

La firma autografa del presidente Buchanan.

Il candidato repubblicano del 1860, Abraham Lincoln, aveva come programma politico di mantenere la schiavitù laddove essa fosse già presente, ma di non farla estendere anche ai territori occidentali; batté lo stesso democratico Douglas, il sudista vicepresidente in carica John C. Breckinridge e John Bell, vincendo così le elezioni presidenziali del 1860. In risposta alla vittoria di Lincoln sette Stati del Sud dichiararono la loro separazione dall'Unione. Nei quattro mesi tra le elezioni e il passaggio delle consegne, Buchanan si rifiutò con decisione di affrontare gli Stati ribelli con la forza militare, ma riuscì a mantenere il controllo di Fort Sumter. La crisi culminò con la guerra civile subito dopo che Buchanan lasciò la carica. È finora l'unico presidente della storia degli Stati Uniti d'America celibe sia al momento dell'elezione sia durante il mandato.

  1. ^ a b James Buchanan: Domestic Affairs, su millercenter.org, Miller Center of Public Affairs, University of Virginia. URL consultato il 9 marzo 2017.

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Nelliwinne