Primo discorso d'insediamento di Abraham Lincoln

Uno squarcio della cerimonia del 4 marzo 1861 al Campidoglio.
«Sono riluttante a terminare.
Noi non siamo nemici, bensì amici. Non dobbiamo essere nemici. Sebbene la passione possa essere tesa, non deve rompere i nostri legami di affetto. Gli accordi mistici della memoria, che si estendono da ogni campo di battaglia e tomba patriottica ad ogni cuore vivente e pietra del focolare su tutta questa vasta terra, ancora gonfieranno il coro dell'Unione, quando ancora saranno toccati, come sicuramente lo saranno, dagli spiriti migliori della nostra natura[1]

Il primo discorso d'insediamento di Abraham Lincoln ebbe luogo sul palco appositamente predisposto davanti all'ala Est del Campidoglio della capitale federale Washington; venne pronunciato il 4 marzo del 1861 nell'ambito della cerimonia inaugurale della presidenza di Abraham Lincoln.

Si tenne alla presenza delle massime autorità politiche degli Stati Uniti d'America subito dopo che il presidente eletto fece il suo solenne giuramento di fedeltà alla nazione nelle mani del presidente della Corte Suprema Roger Brooke Taney sopra quella che in seguito sarà conosciuta come la Bibbia di Lincoln.

A. Lincoln - dell'Illinois - divenne in tal modo ufficialmente il 16° Presidente degli Stati Uniti d'America, avendo vinto le elezioni presidenziali del 1860 - il 1° del Partito Repubblicano - ottenendo la maggioranza assoluta dei suffragi.

Il discorso fu rivolto principalmente alla popolazione del profondo Sud, ed era inteso a dichiarare sinteticamente le politiche e i desideri di Lincoln verso quella particolare sezione del paese, in cui sette degli Stati federati si erano già separati dall'Unione per andare a formare gli Stati Confederati d'America.

Scritto in uno spirito di riconciliazione verso gli Stati separati, il discorso inaugurale toccò diversi argomenti:

  • in primo luogo, il suo impegno a "detenere, occupare e possedere la proprietà e i siti d'importanza strategica appartenenti al Governo federale" - incluso quindi anche e soprattutto Fort Sumter, le cui truppe si trovavano in stato d'assedio per opera dei sudisti;
  • in secondo luogo, la sua tesi secondo cui l'Unione era indissolubile, e che quindi quella secessione era impossibile ed illegale;
  • e in terzo luogo, una promessa secondo cui - mentre non sarebbe mai stato il primo ad attaccare - qualsiasi utilizzo della forza contro la guarnigione dell'Union Army sarebbe stato considerato come una dichiarata ribellione ed avrebbe pertanto incontrato una risposta altrettanto adeguata.

Il suo primo mandato coinciderà difatti con l'esplosione finale della crisi secessionista negli Stati Uniti meridionali la quale condurrà velocemente allo scoppio della guerra civile, iniziata con il bombardamento e la battaglia di Fort Sumter.

Lincoln denunciò con chiarezza le velleità secessioniste come un puro atto di anarchia e spiegò invece che il dominio democratico della maggioranza doveva essere bilanciato da restrizioni costituzionali interne al sistema repubblicano americano:

«Una maggioranza tenuta a freno da controlli e limitazioni costituzionali, e sempre procedendo a mutare facilmente con deliberati cambiamenti delle opinioni e dei sentimenti popolari; ciò è l'unico vero e più autentico sovrano di un popolo libero[2]

Desiderando in tutti i modi di sventare la possibilità di un conflitto che già aleggiava minacciosamente nell'aria, l'orazione si concluse con un accorato appello.

Foto del presidente nel 1861.
  1. ^ First Inaugural Address of Abraham Lincoln, su avalon.law.yale.edu, The Avalon Project.
  2. ^ Herman Belz, Abraham Lincoln, Constitutionalism, and Equal Rights in the Civil War Era, Fordham University Press, 1998, p. 86, ISBN 978-0-8232-1769-4.

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