Scavi archeologici di Pompei

Scavi archeologici di Pompei
Via dell'Abbondanza
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComunePompei
Altitudine30 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie440 000 
Scavi
Data scoperta1748
Amministrazione
PatrimonioPompei antica
EnteParco Archeologico di Pompei
ResponsabileGabriel Zuchtriegel
Visitabile
Visitatori2 975 681 (2022)
Sito webwww.pompeiisites.org
Mappa di localizzazione
Map
 Bene protetto dall'UNESCO
Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
Criterio(III)(IV)(V)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1997
Scheda UNESCO(EN) Archaeological Areas of Pompei, Herculaneum and Torre Annunziata
(FR) Scheda

Gli scavi archeologici di Pompei hanno restituito i resti della città di Pompei antica, presso la collina di Civita, alle porte della moderna Pompei, seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Ercolano, Stabia e Oplonti[1].

I ritrovamenti a seguito degli scavi, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle migliori testimonianze della vita romana[2], nonché la città meglio conservata di quell'epoca. La maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano anche affreschi, mosaici e statue) è conservata al museo archeologico nazionale di Napoli, e in piccola quantità anche nell'Antiquarium di Pompei[3]; proprio la notevole quantità di reperti è stata utile per far comprendere gli usi, i costumi, le abitudini alimentari e l'arte della vita di oltre due millenni fa.

Nel 2023 gli scavi di Pompei hanno fatto registrare 3 985 424 visitatori[4]. Nel 1997, per preservarne l'integrità, le rovine, gestite dal Parco Archeologico di Pompei, insieme a quelle di Ercolano e Oplonti, sono entrate a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[5].

  1. ^ Rinaldi Tufo, p. 9.
  2. ^ Giuntoli, p. 7.
  3. ^ Giuntoli, p. 12.
  4. ^ Dati visitatori, su pompeiisites.org. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  5. ^ Scheda dell'UNESCO, su whc.unesco.org. URL consultato il 16 gennaio 2012.

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