Scavi archeologici di Stabia

Scavi archeologici di Stabia
L'atrio termale di Villa San Marco
CiviltàOsci, Sanniti, Romani
UtilizzoAbitazioni, templi, necropoli
Epocadal VI secolo a.C.
al 79
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneCastellammare di Stabia
Altitudine50 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie24 000 
Scavi
Data scoperta7 giugno 1749
Date scavi7 giugno 1749
ArcheologoRocque de Alcubierre, Karl Weber, Libero D'Orsi
Amministrazione
PatrimonioAree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata
EnteParco Archeologico di Pompei
ResponsabileFrancesca Muscolino
Visitabile
Visitatori37 324 (2022)
Sito webwww.pompeiisites.org/
Mappa di localizzazione
Map

Gli scavi archeologici di Stabia hanno restituito i resti dell'antica città di Stabia (in latino Stabiae), nell'area dell'odierna Castellammare di Stabia, presso la collina di Varano, oltre a un insieme di costruzioni che facevano parte del suo ager. La campagna di scavi iniziò nel 1749, durante il regno di Carlo di Borbone tramite cunicoli, mentre per delle indagini ordinate e sistematiche a cielo aperto bisognerà attendere il 1950, anno a partire dal quale fu centrale l'opera del preside Libero D'Orsi.

Di dimensioni minori rispetto agli scavi di Pompei e di Ercolano, permettono di osservare un diverso aspetto dello stile di vita degli antichi romani: infatti, mentre le prime due località erano delle città, Stabia, dopo un passato di borgo fortificato, era in epoca romana un luogo di villeggiatura[1], in cui furono costruite numerose ville residenziali decorate con pitture e abbellite con suppellettili; non mancavano, tuttavia, ville rustiche.

Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce solo una piccola parte dell'antica città: sono visitabili la Villa San Marco, Villa Arianna e il secondo complesso; certa è l'esistenza di altre ville, come quella denominata del Pastore o di Anteros ed Heraclo, ancora parzialmente o completamente interrate, mentre altre ancora sono totalmente inesplorate: nella zona dell'ager stabianus (così veniva chiamato all'epoca dai romani il territorio che ricadeva sotto l'influenza di Stabia e che comprendeva oltre alla cittadina stabiana anche i territori degli attuali comuni di Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità, Gragnano, Casola di Napoli e Lettere[2]), sono presenti una cinquantina di costruzioni tra ville d'otium e ville rustiche[3].

Per dare un nuovo impulso turistico al sito sia il comune, che diverse fondazioni, come la Restoring Ancient Stabiae (RAS), hanno proposto progetti per la realizzazione di un parco archeologico e di un museo che possa raccogliere le opere, le suppellettili e quant'altro rinvenuto dagli scavi della collina di Varano[4]. I reperti stabiani sono conservati in diversi musei del mondo: le più cospicue raccolte sono al Museo archeologico di Stabia Libero D'Orsi, che ha sostituito il precedente Antiquarium stabiano[5] e al Museo archeologico nazionale di Napoli.

Nel 2023 gli scavi hanno fatto registrare 32 899 visitatori[6].

  1. ^ Leonardo Sporoni, TG1 Enciclopedia: Otium Ludens, Rai Uno, 10 aprile 2009. URL consultato il 7 agosto 2009.
  2. ^ Bonifacio e Sodo 2004, p. 153.
  3. ^ Bonifacio et al., p. 23.
  4. ^ Bonifacio e Sodo 2004, pp. 188-191.
  5. ^ Inaugurazione Museo Archeologico di Stabia Libero D'Orsi, su pompeiisites.org, 24 settembre 2020. URL consultato il 27 settembre 2020.
  6. ^ Dati visitatori, su pompeiisites.org. URL consultato il 14 febbraio 2024.

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