Szlachta

La szlachta nell'abbigliamento tradizionale dei Voivodati della Corona del Regno di Polonia, Granducato di Lituania e Confederazione polacco-lituana nel XVII e XVIII secolo
Viaggio di un signore polacco ai tempi del re Augusto III di Polonia, olio su tela di Jan Chełmiński, 1880

Con szlachta (IPA: [ˈʂlaxta]), termine polacco che sta per nobiltà, si fa riferimento all'aristocrazia che esercitò ampia influenza a livello giudiziario, amministrativo, culturale e, soprattutto, governativo nel Regno di Polonia, nel Granducato di Lituania e nella Confederazione polacco-lituana, in virtù dei numerosi diritti politici di cui godeva e che accrebbe nel corso dei secoli.[1][2][3][4][5][6][7][8][9]

Le origini della szlachta sono oscure e oggetto di numerose teorie ricostruttive.[10] Tradizionalmente, i membri che ne facevano parte erano proprietari terrieri di allodi, ovvero di terre non direttamente possedute e affidate in concessione dal re instaurando un rapporto di vassallaggio, come avveniva nel caso del feudalesimo. A differenza di quest'ultimo sistema, vi era tuttavia maggiore libertà di manovra e il vincolo di sudditanza tra re e nobiltà era meno stringente.[11][12] La szlachta continuò ad assicurarsi crescente ed effettivo peso politico oltre che diritti per secoli (si parla a tal proposito del fenomeno storico della libertà dorata), ovvero dall'epoca in cui regnò di Casimiro III il Grande (1333-1370), nel Regno di Polonia, fino al declino e alla dissoluzione della Confederazione polacco-lituana, avvenuto alla fine del Settecento.[13] Gli obblighi principali che ricadevano in capo al ceto sociale in esame riguardavano la partecipazione alle procedure di elezione del sovrano nella monarchia elettiva polacca, la necessità di nominare i funzionari pubblici e gli ufficiali dell'esercito e la designazione degli aristocratici che avrebbero ricoperto ruoli consultivi a corte. Con il passare del tempo, questo meccanismo si consolidò e si allargò a un fatta maggiore di nobili, portando alla formazione di una camera legislativa superiore meglio organizzata, il Senato. Il sistema che si venne a formare era di tipo bicamerale, con un Sejm (camera) inferiore e uno superiore; questi due organi, tra le altre cose, partecipavano alle elezioni reali. La camera inferiore era composta da rappresentanti eletti nelle assemblee locali dei sejmik.[4] I membri dei sejmik svolgevano vari ruoli governativi a livello locale in veste di voivodi, marescialli dei voivodati, castellani, starosta ed erano responsabili della riscossione delle tasse.[13]

Nel 1413, a seguito di una serie di tentativi di dare vita a un'unione personale tra il Granducato di Lituania e la Corona del Regno di Polonia, la nobiltà lituano-rutena si avvicinò sensibilmente alla szlachta.[13] Man mano che la Confederazione polacco-lituana accrebbe la sua influenza e la sua estensione territoriale dopo l'Unione di Lublino, i suoi membri crebbero fino a includere personalità di spessore della Prussia ducale e della Livonia. Alla lunga, la popolazione legata alla szlachta crebbe fino a comprendere quasi il 10% della società polacco-lituana, rendendola pertanto l'elettorato più numeroso di tutto il continente.[4]

Nonostante le enormi differenze spesso presenti in termini di ricchezza e influenza politica, esistevano poche distinzioni giuridiche tra i grandi magnati e la nobiltà minore.[4] Il principio di uguaglianza sussisteva poiché i titoli fondiari erano riconducibili al sopraccitato allodio e non al feudalesimo, in cui l'omaggio appariva un prerequisito necessario.[8][11] A differenza delle monarchie assolute, prevalse in varie realtà europee nel Seicento, il re polacco non era un autocrate e nemmeno il signore supremo dello szlachta.[7][14] Durante le tre successive spartizioni della Polonia tra il 1772 e il 1795, il grosso della szlachta cominciò a perdere privilegi legali e status sociale, mentre i più abbienti si sfilacciarono nelle élite aristocratiche delle tre potenze che si spartirono la Polonia.

  1. ^ Szlachta, su treccani.it. URL consultato il 9 maggio 2021.
  2. ^ Rivista storica italiana, vol. 94, 3ª ed., Edizioni scientifiche italiane, 1982, p. 698.
  3. ^ CESES, L'Est, Centro studi e ricerche su problemi economico-sociali, 1969, p. 9.
  4. ^ a b c d Davies et al., p. 15.
  5. ^ (EN) Richard Holt Hutton e Walter Bagehot, The Races of the Old World, in National Review, Londra, Robson and Levey, gennaio 1864, pp. 484.
    «Queste osservazioni esprimono esattamente l'opinione che nutriamo riguardo alla popolazione della Polonia. Vi troviamo infatti un'aristocrazia di eguali che poggia su una base di servitù della gleba, una casta superiore che percepisce le rendite della terra, monopolizza il governo e compone l'esercito del paese, e che, nel corso di lunghi secoli, ha impartito molto del proprio spirito e delle proprie idee e, con la licenza di un'aristocrazia allegra, anche non poco del proprio sangue, alla popolazione subordinata»
  6. ^ (EN) M. Ross, A History of Poland, from Its Foundation as a State to the Present Time, Newcastle upon Tyne, Pattison and Ross, 1835, p. 51.
  7. ^ a b Skwarczyński, p. 299.
    «Poiché i cavalieri possedevano le loro terre, non c'era spazio né bisogno di intermediari tra loro e il re. Erano tutti uguali davanti a quest'ultimo, in quanto non erani funzionari subordinati a esso né il monarca era, di conseguenza, loro padrone. Il legame con il re non era di tipo feudale, cioè basato su un rapporto di vassallaggio, ma risultava regolato dal diritto pubblico. [...] Dalla circostanza che i cavalieri fossero uguali davanti al re si sviluppò la teoria dell'uguaglianza, più tardi divenuta uno dei leitmotiv della costituzione.»
  8. ^ a b Zamoyski, p. 24.
    «La società polacca si era evoluta da strutture tribali: l'introduzione del cristianesimo e tutto ciò che ne conseguiva non alterò il meccanismo in modo significativo. Un sistema feudale vero e proprio come quello che regolava la società in tutta Europa non fu mai introdotto in Polonia»
    .
  9. ^ (EN) Kai Struve, Citizenship and National Identity: the Peasants of Galicia during the 19th Century (PDF), Flemingsberg, Università di Södertörn, 2008, pp. 76-78, ISBN 978-91-85139-11-8.
  10. ^ Davies, p. 207.
  11. ^ a b Skwarczyński, p. 298.
    «La resistenza alla politica reale fu comunque così forte che la maggior parte delle terre fu tenuta dai cavalieri come allodiale e non come proprietà feudale, circostanza in netto contrasto con le condizioni presenti in altre regioni d'Europa.»
  12. ^ (EN) Michał Rzeczycki, Different than all others (part 1): the political system of the Polish-Lithuanian Commonwealth against the background of Europe, su polishhistory.pl, traduzione di Nicholas Siekierski. URL consultato il 12 maggio 2021.
    «La Confederazione si contraddistingueva per l'assenza di una rigida gerarchia feudale»
  13. ^ a b c Davies, p. 211.
  14. ^ Marina Ciccarini, Ultimi roghi. Fede e tolleranza alla fine del Seicento, Armando Editore, 2008, pp. 35-36, ISBN 978-88-60-81436-4.

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