L'espressione latina ab Urbe condĭta [ab ˈʊrbɛ ˈkɔndɪtaː] (in italiano "dalla fondazione di Roma"[1] ) si riferisce a un sistema di calcolo degli anni che prese piede tra i Romani, in cui gli anni venivano computati a partire dal 753 a.C., la data che l'erudito Marco Terenzio Varrone aveva stabilito ai tempi di Giulio Cesare per la fondazione di Roma, l'Urbe, "la Città" per eccellenza.
Questo computo era più diffuso in ambienti dotti che nella realtà popolare, dove, per misurare gli anni, era preferito l'uso di eponimi con il nome dei due consoli in carica (e questo uso rimontava agli inizi dell'età repubblicana). La cosiddetta "data varroniana" era stata ricavata fissando al 509 a.C. il primo anno della Repubblica e attribuendo 35 anni di regno a ciascuno dei sette re di Roma[2].
La storiografia moderna nega la fondazione della città come atto volontario, privilegiando invece l'ipotesi della progressiva riunione di villaggi preurbani sparsi, con un fenomeno di aggregazione urbana ricordato nei miti sulla fondazione stessa e nelle vicende dell'età regia.