Defibrillazione

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Schema semplificato del circuito di un defibrillatore

La defibrillazione è una tecnica di tipo medico che ha la finalità di ripristinare, attraverso la somministrazione di scariche elettriche, un ritmo cardiaco emodinamicamente stabile in pazienti in arresto cardiocircolatorio con tachicardia ventricolare senza polso o fibrillazione ventricolare.

Durante la scarica elettrica il sistema di conduzione del cuore viene ripolarizzato in toto, così che si produce all'ECG una fase di plateau refrattaria. La depolarizzazione avverrà quindi a livello del pacemaker fisiologico, il nodo senoatriale, che restaurerà il ritmo naturale.

Alcuni fattori possono ridurre la probabilità di successo del trattamento come: elevata impedenza toracica, acidosi, ipotermia, ipossia, ecc.

La dose d'energia necessaria è legata a dei protocolli internazionali. Di solito più è alta l'energia (il massimo è di 360 joule) più è efficace la scarica di defibrillazione, anche se ciò che rende efficace una defibrillazione non è tanto la quantità di energia scaricata sul paziente ma la corrente di attraversamento medio del miocardio. Le due grandezze sono intimamente legate attraverso l'impedenza elettrica del paziente (e delle piastre da defibrillazione): grossomodo si può affermare che a parità di energia, all'aumentare dell'impedenza del paziente diminuisce la corrente di attraversamento medio del miocardio. Pertanto l'efficacia della defibrillazione è legata al tipo di forma d'onda di scarica che può essere più o meno efficiente a seconda che sappia o meno compensare in modo attivo l'impedenza del paziente. Nei bimbi al di sotto degli 8 anni o 35 kg di peso si usano delle piastre a limitazione energetica, affinché la scarica stessa non lesioni il cuore.


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