Il Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato il 21 aprile 1925 sul quotidiano fascista Il Popolo d'Italia e sui principali quotidiani dell'epoca, fu il primo documento ideologico della parte della cultura italiana che aderì al regime fascista. Esso venne redatto da Giovanni Gentile.[1]
Contiene una storia del fascismo dal 1919 al 1922, in cui si giustifica e si paragonano lo squadrismo e i movimenti della giovinezza alla Giovine Italia di Mazzini, sostiene che il fascismo fosse un movimento mirato al progresso e alla conciliazione fra stato e sindacati, risponde alle accuse di limitazione della libertà di stampa sostenendo che anche gli stati più liberali hanno limitato alcune libertà quando fosse necessario, e sostiene che l'antifascismo fosse futile in quanto fra le due opposizioni nessuna avrebbe vinto, ma che l'instabilità politica avrebbe logorato i partiti esistenti e dato origine a nuove idee, nuovi programmi e partiti politici.[2]
<ref>
: non è stato indicato alcun testo per il marcatore gentile