circa 13000 vittime al ghetto (7000 uccisi in esecuzioni sommarie, più 5000-6000 vittime degli incendi e delle esplosioni), oltre a 6929 combattenti prigionieri uccisi nel Campo di concentramento di Treblinka. I 42000 superstiti furono deportati e dispersi nei campi di concentramento di Majdanek, Poniatowa, Trawniki, Budzyn e Krasnik.[5][6]
«Visto che l'umanità si è accordata che morire con le armi in pugno è più bello che senza, allora ci siamo sottomessi a questa convenzione»
(Marek Edelman, vicecomandante della rivolta, in Hanna Krall, Il ghetto di Varsavia, memoria e storia dell'insurrezione)
La rivolta del ghetto di Varsavia del 1943 (in yiddish ווארשעווער געטא אויפשטאנד / Varshever geto oyfshtand, in polaccoPowstanie w getcie warszawskim, in tedescoAufstand im Warschauer Ghetto) fu l'insurrezione, avvenuta dal 19 aprile al 16 maggio 1943, compiuta dalla popolazione ebraica reclusa nel ghetto di Varsavia verso le autorità tedesche occupanti la capitale polacca durante la seconda guerra mondiale.[7] Furono circa 13000 gli ebrei uccisi nel ghetto in conseguenza della repressione della rivolta (7000 vittime di esecuzioni sommarie all'interno del ghetto, più 5000-6000 che perirono negli incendi o tra le macerie degli edifici distrutti).[8] Alle vittime dei combattimenti nel ghetto vanno aggiunti 6929 "combattenti" prigionieri che furono trasportati e uccisi a Treblinka.[9] Il ghetto fu completamente raso al suolo e i suoi 42000 abitanti superstiti furono dispersi in vari campi di concentramento.[5]
^Kazimierz Moczarski, Entretiens avec le bourreau, Éditions Gallimard, 2011.