Seconda guerra punica

Seconda guerra punica
parte delle guerre puniche
Le zone di influenza di Roma e Cartagine prima della guerra, dopo il trattato dell'Ebro del 226 a.C.
Data218-202 a.C.
LuogoItalia, Sicilia, Sardegna, Malta, Iberia, Gallia Cisalpina, Gallia Transalpina, Africa, Grecia
EsitoVittoria romana
Modifiche territorialiRoma ottiene i possedimenti cartaginesi in Hispania, quelli siracusani in Sicilia e il dominio assoluto del Mediterraneo occidentale.
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Nel 216 a.C. 80000 fanti
e 9600 cavalieri;[2][3][4]
nel 211 a.C. 115000 fanti,
13000 cavalieri
e 2 flotte di 150 navi.[3][4][5]
90000 fanti,[6] 12000 cavalieri[6] e 37 elefanti agli inizi del 218 a.C.[7]
Perdite
500000 morti (di cui 300000 in battaglia)
400 cittadine distrutte
270000 morti
770000 morti, compresa la schiavitù di 14 cittadine italiche e siciliane e lo sterminio dell'intera popolazione di altre due[8]
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La seconda guerra punica (chiamata anche, fin dall'antichità, guerra annibalica[9]) fu combattuta tra Roma e Cartagine nel III secolo a.C., dal 218 a.C. al 202 a.C.,[10] prima in Spagna e Italia (per sedici anni[11]) e successivamente in Africa.

La guerra cominciò per iniziativa dei Cartaginesi, che intendevano recuperare la potenza militare e l'influenza politica perduta dopo la sconfitta subita nella prima guerra punica; è stata considerata anche dagli storici antichi il conflitto armato più importante dell'antichità per il numero delle popolazioni coinvolte, per i suoi costi economici e umani, e soprattutto per le decisive conseguenze sul piano storico, politico e quindi sociale dell'intero mondo mediterraneo.[12]

Più specificatamente secondo varie fonti tra cui l’antico storico romano Tito Livio la guerra cominciò in questo modo:

Annibale Barca invase Sagunto, un alleata romana che si trovava sotto il fiume di Ebro, di conseguenze violava il trattato di Ebro. Un trattato secondo la quale i Romani non potevano avere territori al di sotto del fiume di Ebro mentre i cartaginesi non potevano averne al di sopra. Per ciò Annibale invase Sagunto, Roma voleva Annibale punito per le sue azioni, mentre i cartaginesi lo supportavano. [13]

Per risolvere la questione i romani inviarono Fabio Massimo: uno dei più importanti senatori romani del tempo, lo inviarono a discutere con un ambasciatore cartaginese per raggiungere un accordo.

Secondo Livio dopo un litigio Fabio Massimo esclamò: “ Ho fra le pieghe della mia toga sia la pace che la guerra, quale dovrei lasciar’ cadere” e l’ambasciatore rispose: “ Qualunque tu preferisca” così ebbe inizio la seconda guerra Punica. [14]

Contrariamente alla prima guerra punica, che fu combattuta e vinta essenzialmente sul mare, la seconda fu caratterizzata soprattutto da grandi battaglie terrestri, con movimenti di enormi masse di fanterie, elefanti e cavalieri; le due parti misero in campo anche grandi flotte, che tuttavia svolsero principalmente missioni di trasporto di truppe e rifornimenti.

Il condottiero cartaginese Annibale Barca fu indubbiamente la personalità più importante della guerra; avendo giurato da bambino "odio eterno" per Roma su istigazione del padre Amilcare Barca, generale nella prima guerra punica, egli riuscì a scatenare la guerra espugnando la città alleata dei romani Sagunto, per poi invadere la penisola italica ottenendo numerose vittorie e minacciando la stessa Roma, ma l'isolamento geografico dalla madrepatria e la difficoltà nei rifornimenti lo portarono alla sconfitta dopo oltre quindici anni di guerriglia.[15]

«Di tutto quello che capitò ai due stati, Roma e Cartagine, il responsabile fu un solo uomo e una sola mente: Annibale»

Anche se la narrazione tradizionale del conflitto si concentra soprattutto sulla campagna di Annibale dalla Spagna cartaginese al sud Italia, in realtà tutto il Mediterraneo fu direttamente e indirettamente coinvolto.

Teatro di scontri terrestri furono Spagna, Sicilia, Sardegna, Malta, Gallia cisalpina, Italia, Illiria, Grecia e Africa. Il conflitto venne deciso in favore di Roma proprio dalle brillanti vittorie in Spagna e Africa di Publio Cornelio Scipione, che per aver vinto proprio Annibale a Zama verrà insignito del titolo de "l'Africano", e la strategia attendista attuata da Quinto Fabio Massimo Verrucoso avente il fine di bloccare il cartaginese nel sud Italia.

Alcuni studiosi hanno definito la seconda guerra punica una "guerra mondiale dell'antichità".[16]

  1. ^ Nel libro A Companion to the Punic Wars, lo storico Dexter Hoyos afferma che fosse il fratello di Asdrubale Giscone. Fu catturato dal Console Longo durante la conquista di Malta del 218 a.C.
  2. ^ Brizzi 2007, p. 62.
  3. ^ a b Polibio, VI, 20, 8-9.
  4. ^ a b Polibio, VI, 26, 7.
  5. ^ Brizzi 2007, p. 97.
  6. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore PolibioIII35.1
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore AppianoVII,1,4
  8. ^ (EN) Matthew White, The Great Big Book of Horrible Things, Norton, 2012.
  9. ^ Polibio, III, 2, 1.
  10. ^ Giovanni Brizzi, La seconda guerra punica, in Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. URL consultato il 25 maggio 2024.
  11. ^ AppianoGuerra annibalica, VII, 1, 1.
  12. ^ Livio, XXI, 1.1-3.
  13. ^ Assedio di Sagunto, in Wikipedia, 5 marzo 2025. URL consultato il 13 marzo 2025.
  14. ^ Quinto Fabio Massimo, su STORIE ROMANE. URL consultato il 13 marzo 2025.
  15. ^ Polibio, IX, 22.2-5.
  16. ^ Silvestri 2015La vittoria disperata. La seconda guerra punica e la nascita dell'impero di Roma.

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