«Se mi è consentito [...] dire due parole di me, in tutta umiltà, dirò che io sono diventata bibliotecaria non per elezion ma per destino, partecipando al primo concorso bandito, appena sfornata dall'Università, laureata e perfezionata; aggiungo tuttavia che poche volte destino e vocazione si sono incontrate e hanno cospirato altrettanto amicamente. BIBLIOTECARIA: c'è un anagramma di questa parola, non stiracchiato come sono spesso simili giochetti, ma azzeccatissimo:BEATA COI LIBRI»
(Teresa Lodi, Dizionario biografico dei soprintendenti bibliografici, 1919-1972[1])