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I Valar sono i più potenti tra gli Ainur (entità create dal pensiero di Eru Ilúvatar) che hanno deciso di proseguire la loro esistenza su Eä (gli altri Ainur in Eä sono i Maiar). Compaiono principalmente ne Il Silmarillion; all'interno di Eä e su Arda possono essere equiparati a «quelli che noi chiameremmo potenze angeliche, la cui funzione è quella di esercitare un'autorità delegata ognuno nella propria sfera»[1].
"Valar", in quenya, significa "Potenze del mondo".[2]
^J. R. R. Tolkien, Lettera a Milton Waldman, in Cristopher Tolkien (a cura di), Il Silmarillion, traduzione di Francesco Saba Sardi, XXIIIª ed., Milano, Bompiani, 2012 [1977], p. 16, ISBN978-88-452-5654-7.
«I cicli si aprono con un mito cosmogonico: la Musica degli Ainur. Dio e i Valar (ovvero le potenze, anglicizzate in dèi) si rivelano. I secondi sono quelli che noi chiameremmo potenze angeliche, la cui funzione è quella di esercitare un'autorità delegata ognuno nella propria sfera (di dominio e di governo, non di creazione, di facimento o di ri-facimento). Essi sono "divini" nel senso che originariamente furono "esterni" e che esistettero "prima" della creazione del mondo. Il loro potere e la loro sapienza derivano dalla Conoscenza che essi hanno del dramma cosmogonico, da loro compreso prima in termini di drammatizzazione (cioè nello stesso modo in cui noi comprendiamo una storia composta da qualcun altro), poi come "realtà". Così, sul versante del puro espediente narrativo, ciò ha naturalmente significato la necessità di dare vita a esseri dotati delle medesime bellezza, potenza e maestà degli "dèi" della mitologia più nobile, che però potessero essere accettati... be', diciamo pure audacemente, da chi crede nella Santissima Trinità.»