In linguistica, l'apocope, detta anche troncamento, indica la caduta di un fono o di una sillaba nella parte finale di parola.
Il fenomeno può essere sia l'esito finale di un processo di trasformazione della parola nel corso dei secoli, che si attesta, in questo caso, sotto una nuova forma d'uso corrente (città[de]) e libertà[de]), dove il "troncamento" è permanente e del tutto indipendente dal contesto fonologico circostante, sia l'effetto di un'esigenza eufonica che porta alla soppressione della parte finale della parola per evitare incontri o fenomeni fonetici, come la rima, avvertiti talvolta come cacofonici.
Benché quest'ultimo caso assomigli molto al fenomeno dell'elisione, anch'esso di natura eufonica, l'apocope si differenzia per la capacità della parola "tronca" di conservare e comunicare il suo significato, anche se pronunciata isolatamente[1], cioè in assenza di un contesto frasale; la distinzione tra i due fenomeni ha importanti conseguenze ortografiche, poiché l'elisione è sempre accompagnata dall'apostrofo, mentre il troncamento solo in pochi casi.
«Chiunque si accorge che una parola "troncata" si può pronunciare da sola conservando il suo significato; si può dire: signor, cavalier, nobil, castel, fiorir, fuggir, buon, cantiam, insiem; mentre non si può dire: l', dell', sant', senz', eccetera.»